Disfunzione erettile

Autore: Dott. Luca Lavopa

 

La “disfunzione erettile”, o disturbo maschile dell'erezione, è caratterizzata dall'impossibilità, parziale o completa, persistente o ricorrente, di raggiungere e mantenere l'erezione abbastanza a lungo da portare a termine l'attività sessuale, pur in presenza di eccitamento sessuale. La disfunzione può essere primaria, se presente fin dall’inizio dell’attività sessuale e chi ne soffre non è stato mai in grado di avere rapporti sessuali, acquisita o secondaria, se si sviluppa solo dopo un periodo di funzionamento normale e chi ne è affetto è riuscito a sperimentare il coito una, due o anche migliaia di volte prima dell’insorgere del disturbo.

La disfunzione tende ad alterare la fase di eccitazione del ciclo di risposta sessuale che, come precedentemente descritto, nell'uomo consiste in una sensazione soggettiva di piacere e nelle concomitanti modificazioni fisiologiche: la tumescenza del pene e l’erezione.

L'inibizione del riflesso erettivo implica l'impedimento del meccanismo vascolare riflesso a pompare nei corpi cavernosi  del pene abbastanza sangue da renderlo rigido ed eretto: per quanto possa sentirsi eccitato in una situazione erotica e per quanto desiderio possa provare di fare l’amore, l’uomo può non riuscire ad ottenere una erezione del pene.

Il problema principale in questi casi è sempre stato quello della diagnosi differenziale fra difficoltà di erezione psicogene o a causa organica. Negli anni settanta i ricercatori affermavano che nel 95%  dei casi la disfunzione erettile avesse origine psicogena, ma più recentemente si è riconosciuto che anomalie neurologiche, vascolari e ormonali, sono presenti in una percentuale più rilevante di casi. Sono state riconosciute anche forme di disfunzione erettile ad eziologia mista, psicogena e organica, che pure potrebbero trarre giovamento dalla psicoterapia.

Tra gli agenti fisici in grado di alterare il riflesso erettivo citiamo: stress e affaticamento, incipiente diabete ancora non diagnosticato, basso livello androgeno, problemi epatici, uso e abuso di sostanze, ecc.  Da questo punto di vista è bene sottoporsi ad un esame medico e neurologico prima di iniziare un trattamento psicologico.

Le origini di questo tipo di disturbo sono sicuramente psicologiche in tutti quei casi in cui l’erezione si verifica al risveglio, o in associazione a sogni durante la notte, o essere ottenuta mediate la masturbazione. Generalmente le difficoltà di erezione psicogene si accompagnano all'ansia al momento del rapporto, per una varietà di motivi diversi: preoccupazioni sulla prestazione sessuale (a volte anche un singolo fallimento della "prestazione" può attivare un circolo vizioso sul tema del "fallimento della prestazione" che tende a verificarsi puntualmente, ad ogni rapporto sessuale, come una sorta di "profezia");  desiderio di fare bella figura con la partner (per molti uomini, il “pene eretto” è considerato il massimo degli attributi maschili); il timore o la scarsa consuetudine nei confronti delle donne, preoccupazioni a proposito delle dimensioni del proprio pene (frequente nei giovanissimi), un atteggiamento negativo nei confronti del sesso e il piacere, la consapevolezza della propria inesperienza sessuale, ecc. La reazione di ansia o di stress può arrivare così ad inibire il riflesso erettivo.

I maschi, generalmente, possono avere reazioni diverse al problema: alcuni sembrano non dare troppa importanza al fenomeno, più frequentemente invece, il problema viene vissuto con angoscia e sgomento. 

A volte il sintomo può arrivare a mettere in crisi oltre che l'uomo anche la relazione di coppia. Difficilmente infatti il protrarsi del disturbo lascia indifferente il partner che a sua volta potrebbe reagire con un senso di colpa (accusandosi, ad esempio, di non essere abbastanza attraente o di non avere le doti necessarie per risvegliare l’attrazione del suo partner, ecc.), o sospettando e accusando il proprio partner di avere altre relazioni, di essere omosessuale, o di non amarle abbastanza... In altri casi ancora, la reazione del partner potrebbe anche andare nella direzione di una maggiore pressione, di richieste perentorie di prestazioni, rischiando così di peggiorare ulteriormente il problema e la relazione di coppia. 

 

 

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