Obesità come malattia
L’obesità è una malattia cronica 
					caratterizzata da una disfunzione nel modo in 
					cui il nostro organismo assume, utilizza e deposita 
					l’energia prodotta dagli alimenti con ci nutriamo e che 
					finisce nel tessuto adiposo (sotto forma di trigliceridi), 
					deputato alla conservazione e all’impiego dell’energia 
					presente.
Questo accumulo energetico è 
					dovuto ad uno squilibrio tra la quantità e qualità di 
					sostanze nutritive introdotte nel nostro corpo tramite l’ 
					iperalimentazione e la scarsità o assenza di lavoro fisico 
					dovuto ad un pronunciato sedentarismo che ostacola la 
					mobilizzazione di energia, pertanto non si verifica quel 
					dispendio energetico che permetterebbe uno smaltimento 
					dell’energia in eccesso.
Fino a poco tempo fa, obesità e 
					sovrappeso erano considerati problemi di carattere solamente 
					medico o nutrizionale ma, con la diffusione di una maggior 
					conoscenza in merito ai Disturbi della Condotta Alimentare, 
					si è cominciato ad esplorare anche la componente psicologica 
					sottostante a questo problema d' incremento ponderale che 
					prevede un grande costo sociale, psicologico ed emotivo per 
					chi ne soffre. Spesso queste persone devono fare i conti con 
					un atteggiamento negativo, giudicante e discriminatorio che 
					la restante parte di società a volte manifesta nei confronti 
					dell’obesità, con conseguente compromissione della vita 
					interpersonale: dal mondo del lavoro alla sfera affettiva.
Obesità e insorgenza nella popolazione
La distribuzione epidemiologica dell’obesità varia da nazione a 
					nazione e, all’interno dello stesso paese, varia a seconda 
					del gruppo etnico di appartenenza. Negli stati uniti per 
					esempio genera 300.000 morti l’anno, divenendo la seconda 
					causa di decesso dopo il fumo. Per quanto riguarda l’Europa 
					invece, uno studio condotto dall’Associazione Europea per lo 
					studio dell’obesità ha rilevato che la maggior percentuale 
					di obesi è concentrata in Finlandia, seguita da Germania, 
					Inghilterra e Russia
Ma la presenza dell’obesità nella 
					popolazione mondiale dipende da diversi fattori.
Fattori Culturali
Nei paesi a basso reddito individuale, l’obesità prevale tra 
					le classi socio-economicamente più agiate e nelle comunità 
					urbane.
Nei paesi a reddito individuale più elevato, ne 
					sono più colpite le classi sociali meno agiate, soprattutto 
					donne, e la popolazione rurale.
Nelle società 
					economicamente più sviluppate, l’obesità riguarda 
					principalmente i bambini e sono meno evidenti le differenze 
					tra i due sessi.
L’incidenza dell’obesità sembra essere 
					direttamente proporzionale al crescente benessere nella 
					popolazione, influenzata dalla diffusione di modelli di vita 
					occidentali che promuovono un’alimentazione “veloce”, con i 
					ritmi frenetici, a cui le persone si uniformano spesso per 
					esigenze di tempo e comodità, associata a diete 
					ipercaloriche e ad alto contenuto di grassi.
La 
					contraddizione a cui le tendenze culturali globalizzanti 
					sottopongono l’individuo prevedono che, se da un lato le 
					agenzie che veicolano l’informazione pubblicizzano 
					stereotipi di magrezza, iperattività, bellezza estetica dai 
					canoni quasi irraggiungibili; dall’altro trascurano di 
					evidenziare realisticamente le condizioni di vita 
					lavorative, affettive e familiari spesso frenetiche, 
					alienanti e stressanti a cui la maggior parte delle persone 
					sono sottoposte quotidianamente.
Fattori Socio-ambientali
Alcune culture o sub-culture familiari, in cui si pensa 
					ancora che “essere grassi”o "essere in carne" sia sinonimo 
					di salute o benessere, favoriscono l’instaurarsi di una 
					mentalità e una conseguente condotta alimentare alterata che 
					mette a rischio soprattutto i bambini, stimolati a “mangiare 
					tanto per crescere”.
A volte sembra che alcuni genitori 
					misurino la propria competenza genitoriale "attraverso la 
					massa corporea" del proprio figlio: più il figlio è 
					voluminoso, più essi sentono di aver fatto un buon lavoro e 
					di avere garantito benessere alla prole, un benessere 
					visibile anche dall'esterno e misurabile in kg attraverso la 
					bilancia. Questo stile di vita, in Italia, generalmente 
					appartiene a piccole e sempre più rare comunità di provincia 
					in cui si presenta più come sovrappeso che come obesità vera 
					e propria.
Fattori Genetici
Come attestano gli studi effettuati su famiglie in cui sono presenti persone obese e 
					condotti sui gemelli, sembra esistere una certa 
					predisposizione genetica nell’insorgenza dell’obesità che 
					favorirebbe le disfunzioni metaboliche responsabili del 
					disturbo, in presenza di alta disponibilità di cibo e 
					marcato sedentarismo. 
Queste caratteristiche genetiche 
					determinano la tendenza all’ accumulo di grasso e inducono 
					alterazioni del comportamento alimentare e del dispendio 
					energetico. Nelle famiglie in cui uno dei genitori è obeso, 
					esiste il 50% di possibilità che anche il figlio diventi 
					obeso, e chi ha i 2 genitori obesi, rischia per l’ 80 /90% 
					dei casi di esserlo.
Ci sono inoltre alcuni gruppi etnici 
					in cui predomina la possibilità di incorrere in problemi di 
					obesità, come nel caso degli indiani Pima, una tribù in cui 
					il disturbo è presente con una percentuale del 90% in 
					entrambi i sessi.
Differenze di genere e ciclo di vita
In alcune fasi della vita si è più predisposti fisicamente all’accumulo di grasso perché, col passare del tempo, si rallenta il metabolismo che, se associato al naturale cambiamento ormonale che colpisce l’organismo, influenza notevolmente la variazione ponderale. All’interno di questo processo evolutivo,le donne hanno più probabilità di aumentare di peso poiché, al contrario di quanto accade negli uomini, la loro struttura è composta per l’ 80% da grasso e per il 20% da massa muscolare. Le donne inoltre, nell’arco della vita, possono andare incontro a gravidanza che, in alcuni casi, può causare obesità.
Stile di vita
Un’alimentazione inadeguata che predilige grassi, carboidrati, alcool, consumo veloce e frettoloso degli alimenti, con scarsa assunzione di frutta e fibre può predisporre alle alterazioni metaboliche che sono all’origine del sovrappeso e dell’obesità, stato che è ulteriormente compromesso da uno stile di vita sedentario. Una scarsa attività fisica favorisce l’aumento di massa grassa, mentre chi fa sport accresce la massa muscolare che, di conseguenza, lascia meno spazio all’insediamento della massa grassa.
Obesità e componente psicologica
L’80% delle obesità è di origine alimentare e dipende 
					prevalentemente da uno stile di vita e un atteggiamento 
					nutrizionale alterato oppure è associata ad altri disturbi 
					psicologici, dovuti a fattori psicogeni. Nell’uno o 
					nell’altro caso, l’obesità comunque si presenta come una 
					problema legato ad un grande malessere psicologico.
					Alcuni Disturbi della condotta alimentare, come ad esempio 
					il Binge-Eating Disorder o la Sindrome da Abbuffata 
					notturna, comportano una aumento di peso notevole.
In 
					questi casi la persona si iperalimenta spinta da modalità 
					compulsive sulle quali non riesce ad avere controllo, come 
					nel caso delle abbuffate, ma non riesce poi a bilanciare 
					l’introito energetico con un consumo, misurabile in termini 
					di lavoro fisico, proporzionato all’iperalimentazione 
					precedente. 
Questo accade perché la persona si nutre 
					prevalentemente di carboidrati e grassi, conduce una vita 
					sedentaria o stressante,  mangia frequentemente in eccesso 
					durante le ore serali, può avere l’abitudine di fare il 
					riposino pomeridiano. Inoltre, se subentrano Disturbi 
					d’ansia o Depressione per i quali si assume una terapia 
					farmacologica, questa potrebbe contribuire a favorire la già 
					presente tendenza al sovrappeso, con gravi conseguenze sul 
					piano della salute fisica e psicologica. A volte alcuni 
					farmaci, come gli anti-psicotici, prevedono come affetto 
					collaterale l’incremento ponderale.
I problemi di 
					sovrappeso spesso sembrano coesistere con altri disturbi di 
					cui l’individuo obeso può soffrire, come nel caso del 
					Disturbo Ossessivo Compulsivo, dei Disturbi d’Ansia, della 
					Depressione, di alcuni Disturbi di Personalità.
Nelle 
					donne che soffrono di disturbi alimentari, spesso si 
					riscontrano diagnosi associate di Fobia sociale, uso di 
					sostanze e dipendenza (per esempio dipendenza affettiva). In 
					questi casi può succedere che l’incremento ponderale abbia 
					un effetto peggiorativo sul disturbo già presente, la cui 
					gravità si commisura con la difficoltà di rientrare nel 
					range di peso corporeo desiderato. 
Alcuni 
					disturbi, come il Disturbo bipolare dell’Umore e il Disturbo 
					Schizoaffettivo, comportano una tendenza ad iperalimentarsi 
					in condizioni di forte stress e incorrono nel rischio di 
					obesità o di variazioni di peso corporeo nella direzione del 
					sovrappeso.
Obesità, relazioni e vita sociale
Da un punto di vista familiare ed evolutivo, 
					spesso l’adulto obeso, è stato un bambino obeso verso il 
					quale i genitori o altri familiari si rivolgevano 
					utilizzando come unico canale comunicativo proprio il cibo.
					Il cibo, oltre a diventare lo strumento principale con cui i 
					genitori rispondevano alle esigenze infantili, rappresentava 
					anche l’unico modo con cui essi manifestavano il loro 
					affetto in quanto ad ogni richiesta del bambino, essi davano 
					una risposta di “tipo alimentare”, fornendo o somministrando 
					cibo .
Il bambino si trovava a ricevere cibo 
					indipendentemente dal reale bisogno di nutrimento e questo 
					automatismo lo avrebbe portato a riconoscere con difficoltà 
					le proprie sensazioni di fame o sazietà. Inoltre avrebbe 
					innescato un comportamento secondo cui, di fronte a 
					sensazioni sgradevoli o frustrazioni, per il bambino era 
					naturale ricorrere passivamente al cibo. 
					Questo stile relazionale familiare contribuirebbe a generare 
					nel bambino un profondo senso di insicurezza, passività, 
					dipendenza. 
Nei soggetti obesi si riscontra 
					frequentemente l’incapacità a discriminare correttamente le 
					proprie sensazioni corporee di fame e sazietà e la tendenza 
					ad associare alla fame alcuni stati emotivi, senza riuscire 
					a discernere le sfumature.
Un’interessante ricerca di 
					Clerici e Albonetti si basa proprio sull’ipotesi che gli 
					adulti gravemente obesi abbiano difficoltà ad esprimere 
					sentimenti ed emozioni, all’interno di un processo 
					identificabile come  Alessitimia e definibile come: 
					1) inabilità ad esprimere e a vivere esperienze emotive 
					2) pensiero orientato verso l’esterno anziché verso il 
					proprio mondo interno 
3) ragionamento concreto e 
					stereotipato 
4) impoverimento della vita affettiva e 
					relazionale
5) diminuzione nel "sognare ad occhi aperti"
					6) tendenza a somatizzare, ovvero a comunicare per mezzo del 
					corpo emozioni e sentimenti. 
L’alimentazione, che 
					prevede un insieme di azioni non verbali e fisiche, diventa 
					quindi un modo per attenuare stati d’ansia e frustrazioni e, 
					la ripetitività di questa strategia compensatoria mirata a 
					ridurre le sensazioni insopportabili, è talmente incisiva da 
					far dipendere l’ingestione di cibo non più dai centri 
					ipotalamici della fame e della sazietà, ma da stati emotivi 
					interni e vuoti affettivi.
Obesità nei bambini o obesità infantile
L’incidenza di Obesità infantile, come accennato precedentemente, è più frequente 
					nei paesi maggiormente sviluppati o in quelle sub-culture 
					etniche o familiari in cui prevalgono stili alimentari 
					scorretti e ricchi di grassi e carboidrati. In Italia le 
					regioni che più vanno incontro a questo problema sono quelle 
					Meridionali, con la città di Napoli al primo posto.
					Fattori predisponenti l’insorgenza dell’obesità infantile 
					sono il basso livello sociale, uno stile di vita sedentario 
					legato spesso all’ eccessiva permanenza davanti alla 
					televisione, la deprivazione affettiva familiare, la 
					condizione di figlio unico, la scarsa presenza qualitativa 
					dei genitori, la mancanza di uno dei due genitori, la scarsa 
					qualità e durata del sonno notturno.
La diagnosi di 
					obesità in infanzia e adolescenza è resa più complicata per 
					il fatto che interessa fasi evolutive in cui i dati 
					biometrici variano notevolmente a causa della crescita e 
					dello sviluppo, ma in alcuni casi il sovrappeso è evidente.
					Generalmente i bambini obesi tendono a essere più alti, 
					presentano un invecchiamento precoce delle loro ossa e una 
					maggiore concentrazione di massa grassa, le femmine hanno le 
					mestruazioni precocemente rispetto alle coetanee non obese.
					Un bambino obeso diventerà con grande probabilità un adulto 
					obeso, con una probabilità dell’80% di soffrire di disturbi 
					connessi al sovrappeso, in quanto l’obesità infantile tende 
					ad essere persistente a seconda dell’età d’esordio e della 
					gravità, infatti un’età d’esordio molto bassa aumenta il 
					rischio di cronicità, soprattutto nelle femmine.
					L’obesità infantile può interferire con lo sviluppo 
					dell’immagine corporea che il bambino si costruisce durante 
					la crescita e infatti molte persone obese, indipendentemente 
					dall’età, sperimentano vissuti negativi in merito alla 
					propria immagine di sé dovuta molto spesso anche al fatto 
					che, da piccoli, sono stati esposti ad esclusione, 
					emarginazione, derisione da parte dei coetanei e, a volte, 
					anche vittime di bullismo. 
Conseguenze organiche dell’obesità
L’obesità comporta gravi conseguenze da un punto di vista 
					fisico, oltre che psicologico. Sovrappeso e obesità sono 
					frequentemente legati a sindrome metabolica e resistenza 
					insulinica con grave rischio di morte per l’individuo. Altri 
					disturbi connessi sono:
- Ipertensione
- Malattia 
					coronarica
- Insufficienza cardiaca
- Calcolosi 
					biliare
- Apnea del sonno
- Osteoartrite
- Diabete
					- Problemi articolari
- Anomalie della fertilità
- 
					Gravidanze a rischio
- Ernia Iatale
- Fegato Grasso
					
- Alcune tipologie di cancro (colon, endometrio, 
					vescica, mammella).
La psicoterapia dell’obesità
Il primo aspetto legato alla psicoterapia dell’obesità, che 
					dovrebbe investire sia l’ambito fisico che quello 
					psicologico, prevede innanzitutto una maggior consapevolezza 
					alimentare in termini di scelta dei cibi, stile di vita, 
					controllo dei comportamenti, esercizio fisico, tutti aspetti 
					legati ad una predisposizione e volontà che un percorso 
					psicoterapeutico può contribuire a fortificare, nel 
					tentativo di elaborare il disagio e cercare strategie più 
					utili e funzionali di comportamento. 
L’obiettivo della 
					psicoterapia è quello di restituire alla persona il controllo 
					sulla propria condotta nell’ottenere miglioramenti evidenti, 
					prefissandosi piccoli e graduali traguardi. L’approccio 
					terapeutico all’obesità dovrebbe prevedere la collaborazione 
					tra diverse figure quali lo psicoterapeuta, il medico e, ove 
					necessari, il nutrizionista e lo psichiatra.
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