Ansia e Depressione: il contesto
Ansia, Depressione, Solitudine
diventano condizioni esistenziali che si incastrano tra loro
e che sono sempre più diffuse tra le persone nella fascia
d’età compresa tra i 25 e i 40 anni.
Questo fenomeno, in
crescente aumento, dipende da molteplici fattori che
interessano prevalentemente la sfera lavorativa e affettiva.
In questa fascia d’età, la stabilità nell’ambito
professionale e sentimentale rappresenta un prerequisito
importante per raggiungere quella maturità ed autonomia che
ci permettono di fare delle scelte importanti e di dare una
direzione ben precisa alla nostra vita.
Per alcuni
risulta essere molto frustrante l’impossibilità di accedere
ad un’occupazione lavorativa che garantisca un’autonomia
economica; per altri è avvilente e demoralizzante ricoprire
un posto di lavoro non adeguato ai propri titoli e alle
proprie capacità. Altri ancora, nonostante abbiano la
possibilità di lavorare o di studiare, non riescono a
intrattenere legami affettivi e sentimentali significativi,
sviluppando una progressiva diffidenza verso i rapporti
oppure vivono una situazione di isolamento sociale. In
alcuni casi, due o più delle condizioni descritte sopra,
coesistono.
Fallimento personale percepito
Questo status psicologico e sociale spesso conduce ad un ritardo nello
svincolo dalla famiglia d’origine, dalla quale risulta
difficile differenziarsi e aumenta la sensazione
d'inefficacia, il senso di impotenza, di insoddisfazione e
di fallimento nella crescita personale.
Tra
i molti giovani alle prese con questa nuova condizione
psicologica e sociale, alcuni possono contare sul sostegno
affettivo ed economico dei propri cari mentre altri non
hanno validi punti di riferimento affettivo e si sentono
sempre più soli e senza mezzi.
Il fattore che accomuna le
persone coinvolte da questo malessere psico-sociale e che
risulta essere più destabilizzante per loro, è
la percezione di non riuscire a realizzarsi come persona, la
sensazione di vivere uno stato di immobilità e ristagno nel
quale sono sempre più risucchiate, fino a rassegnarsi e
sperimentare questo stallo come uno stile di vita che si
sostituisce progressivamente alle proprie ambizioni, alla
speranze, alle aspettative su se stessi e sulle proprie
capacità. Spesso la paura maggiore è quella di
adattarsi,senza rendersene conto, a vivere una vita
spenta, meccanica e priva di vitalità.
È molto frequente
che persone anche molto giovani, in queste circostanze,
incorrano in disturbi d’ansia o stati depressivi che
rinforzano ulteriormente la consapevolezza del proprio
insuccesso, come in un circolo vizioso.
Disturbi d'ansia
I disturbi che maggiormente accompagnano questo tipo di
disagio, sono prevalentemente i disturbi d’ansia.
Prima
di tutto è bene ricordare che l’ansia non è
sempre un fenomeno distruttivo. L’ansia
rappresenta un’emozione di base che ha una funzione primaria
nell’evoluzione dell’uomo in quanto comporta uno stato di
attivazione neurovegetativa e vigilanza (arousal) funzionale
alla sopravvivenza.
Questa componente emozionale si
attiva ogni qualvolta una situazione viene percepita come
soggettivamente pericolosa. In questi casi, le reazioni
animali più comuni sono l’immobilità, la fuga, l’attacco o
la ricerca di prossimità con una figura che reputiamo
protettiva.
Se il nostro organismo non fosse in grado di
sperimentare l’ansia, non riuscirebbe ad individuare il
pericolo e a reagire ad esso. In queste circostanze si
tratta di ansia
fisiologica .
Essa diventa invece
ansia patologica
quando persiste in assenza di stimoli
potenzialmente pericolosi e comporta una preoccupazione
immotivata.
Nella vita di tutti i giorni,
alcune persone potrebbero manifestare una forma di ansia
eccessiva di fronte a situazioni che, fino a qualche
settimana prima, non sortivano alcuna agitazione e che,
improvvisamente, diventano fattori ansiogeni. Altre persone
potrebbero reagire in modo ansioso di fronte all’assunzione
di responsabilità che, in quel momento, non riescono a
sostenere, per esempio in campo lavorativo o affettivo.
A volte la sorpresa nello scoprire di essere meno forti o
determinati di quanto si pensava, può disorientare,
confondere e minare la fiducia in se stessi
e nelle proprie capacità, soprattutto se non se ne conoscono
le cause. Spesso questa situazione è accompagnata dalla
fantasia di aver deluso noi stessi, le persone che credevano
in noi e disatteso le aspettative: questa percezione è tanto
più dolorosa quanto più noi siamo abituati a vederci come
delle persone capaci, disciplinate, perfezioniste.
La certezza del proprio valore si
sgretola giorno dopo giorno, lasciando un profondo malessere
di cui non si capisce bene l’origine e, questa ulteriore
incertezza, contribuisce ad alimentare la sensazione che
stiamo perdendo il controllo sulla nostra vita e il potere
di darle una direzione. L’ansia che, nel
nostro passato, era utile ad affrontare le sfide quotidiane,
gradualmente si trasforma in un nemico che inibisce la
nostra efficienza personale e sociale.
All’interno di
questo contesto, il disturbo d’ansia compare quando
l’individuo è pervaso da una preoccupazione esagerata nei
confronti della propria capacità di attivazione che viene
considerata rovinosa e inaccettabile e diventa essa stessa
un pericolo a cui reagire.
In questi casi la
reazione d’allarme è sproporzionata e irragionevole ed è
alimentata dall’idea di fondo di non essere in grado di
sostenere la situazione, di non averne il controllo e quindi
andare incontro alla sicurezza di un insuccesso.
Ansia e senso di inadeguatezza
Il disturbo d’ansia comporta quotidiane limitazioni nelle
persone che ne soffrono, divenendo sempre più invalidante e
un ostacolo per la propria vita
sociale,
affettiva, lavorativa con l’aggravante che aumenta la
propria percezione di inadeguatezza.
Infatti spesso la
persona che soffre di un disturbo d’ansia, si
percepisce come un individuo disadattato, deficitario e
tende a sottrarsi alla situazione temuta adottando un
comportamento attivo di evitamento degli altri e delle
situazioni che incrementano ulteriormente l’ansia
anticipatoria per gli eventi futuri.
Questo circolo vizioso ingabbia l’individuo nella condizione di perenne procrastinatore e provoca un’ inevitabile demoralizzazione secondaria dovuta al senso di sconfitta e rinuncia che, in breve, può contribuire all’insorgenza di un disturbo depressivo. Spesso, alle manifestazioni di ansia, si alternano stati fisici di forte debolezza, astenia, pesantezza presenti fin dalla mattina e a causa dei quali ogni piccolo gesto, soprattutto se si tratta di uscire di casa, diventa un’impresa insormontabile.
L' Attacco di panico
Altre
volte, questo senso di inadeguatezza, si presenta sotto
forma di unattacco di panico, ovvero la manifestazione
improvvisa e limitata nel tempo di una forte ed eccessiva
paura che raggiunge rapidamente il picco di un’escalation
provocando reazioni fisiche molto intense come tachicardia,
sudorazione abbondante, capogiri, tremori, sensazione di
soffocamento, vampate di calore, nausea, paura di morire,
sensazione di svenimento o mancamenti, derealizzazione
(sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere
distaccati da sé stessi)….
L’attacco di
panico spaventa, sorprende e confonde. Lascia nella persona
l’idea di non essere più in grado di gestire determinate
situazioni, semina insicurezza soprattutto perché è al di
fuori del nostro controllo e ci fa confrontare con la nostra
impotenza e con l’imprevedibilità del nostro corpo. Quando
la persona ha ripetuti attacchi di panico o prova una forte
ansia in merito alla possibilità di avere nuovamente un
attacco di panico, insorge un
disturbo di panico .
Terapia e controllo sul malessere
Molte persone sono sempre più interessate dai disturbi descritti sopra e questo, in larga parte, oltre a dipendere dal senso di insicurezza e precarietà frutto del nostro tempo, proviene anche da una conoscenza incompleta delle proprie risorse e potenzialità, oltre che dei propri limiti. Questa inconsapevolezza provoca un pesante disagio nelle relazioni e nell’espressione di noi stessi , disagio che blocca la propria crescita e riuscita personale, allontanandoci sempre di più dalla direzione desiderata. Durante queste fasi di transizione, fisiologiche nella vita di una persona, ma disfunzionali se persistono, un percorso terapeutico offre un valido contesto di aiuto. La terapia diventa una preziosa opportunità di evoluzione personale e un bagaglio esperenziale che fornisce gli strumenti necessari a rileggere in modo utile e produttivo le proprie vicende e vissuti emotivi, trovare delle soluzioni praticabili e restituire dignità e potere alle proprie naturali vulnerabilità.
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